«[...] As computer science and artificial intelligence deal more and more with distributed and interactive systems, processes, concurrency, agents, causes, transitions, communication and control (to name a few), the researcher in this area is having more and more in common with the traditional philosopher who has been analysing such questions for centuries (unrestricted by the capabilities of any hardware).
The principles governing the interaction of several processes, for example, are abstract and similar to principles governing the cooperation of two large organisations. A detailed rule based effective but rigid bureaucracy is very much similar to a complex computer program handling and manipulating data. My guess is that the principles underlying one are very much the same as those underlying the other.
I believe the day is not far away in the future when the computer scientist will wake up one morning with the realisation that he is actually a kind of formal philosopher!»
(Dov M. Gabbay, a pag. vii dell'introduzione di
Abramsky - Gabbay - Maibaum, Oxford University Press, 0198537816)
Occorre forse commentare ? Semplicemente sublime, e soprattutto incontrovertibile.
2 commenti:
D'accordissimo. Sempre pensato che la computer science e l'IA siano una sorta di filosofia empirica e sperimentale, cosa che spiega anche certe resistenze da parte di chi preferisce rifugiarsi negli a priori.
Felice di trovare un nuovo post. Saluti.
Bentrovato. E' sempre un vero piacere poter scambiare qualche commento con i vecchi amici...
Sì, la computer science è la vera nuova scienza, nel senso di Wolfram e Chaitin: in essa possono e devono confluire gran parte della matematica e della logica, in modo scambievole, cioè utilizzando anche il calcolatore per "fare matematica" e "fare logica" in senso ampio.
E questo, già da solo, ha un potenziale filosofico a dir poco enorme, nonché inesplorato.
La scienza dei calcolatori è la nuova frontiera per quei logici (filosofi formali inclusi, vedi su tutti il nostro Luciano Floridi) e matematici d'inclinazione che, pur avendo afflati sperimentali, non si ritrovano nelle scienze sperimentali tradizionali - nonché, possiamo dirlo, hanno faticosamente conservato una forma mentis discreta, alla Gian-Carlo Rota, a discapito delle tonnellate di modellistica continua e fisica matematica ammannite generosamente a tutti i livelli della formazione, specialmente in Italia, a causa di una apparentemente incancellabile mentalità ancillare di subordinazione che così bene emerge in "La serva padrona" di Boncinelli e Bottazzini.
D'altro canto, si percepiscono segnali preoccupanti. Non solo è enorme, anche tra gli "addetti ai lavori", il numero di coloro che snobbano o sminuiscono la portata filosofica di teoremi come la corrispondenza di Curry-Howard (vedi ad es. [1], [2]); ma la mera esistenza di matematici (non solo ottuagenari...) che ancora rifiutano sdegnosamente la dimostrazione automatica di 4CP e, in generale, i metodi dimostrativi computazionali oggi applicati universalmente dalla combinatorica alla topologia, è un chiaro indicatore che la strada da compiere per giungere alla consapevolezza auspicata dal grande Gabbay è ancora molta.
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