venerdì 9 luglio 2010

Doron Zeilberger


Doron Zeilberger è uno dei più importanti matematici viventi e non abbisogna di particolari presentazioni, specialmente presso logici, informatici e affini.

Come spesso avviene, le più genuine e profonde verità filosofiche scaturiscono dalla seria riflessione dei practitioners sul proprio lavoro. Per questo vi propongo, senza ulteriore commento, un suo illuminante parere (che condivido al 100%) sul declino ineluttabile di un "certo" modo di atteggiarsi e di fare matematica, nonché sulla più feconda direzione futura del pensiero matematico.


Fare previsioni, ebbe a dire Niels Bohr, è sempre difficile: specialmente se riguardano il futuro. In questo caso, tuttavia, il trend è già in atto da decenni, nonostante alcune comprensibili resistenze: si tratta solo di prenderne atto.

Se è vero, come veniva ripetuto incessantemente a noi matricole, che lo "scienziato di base" è solo un tizio attrezzato per cambiar mestiere di frequente, è ancor più vero che lo scienziato in genere - e a fortiori quello formale - dovrebbe essere attrezzato contro ogni forma di sclerosi mentale, passatismo, attaccamento verghiano... dovrebbe per primo saper cogliere le novità epocali - senza per questo eccedere in facili entusiasmi o cedimenti a mode passeggere.

Senza ridursi a ripetere pateticamente ogni volta, d'interi settori e approcci, che quel benedetto grappolo d'uva lassù in alto è solo acerbo e farebbe male allo stomaco. Pauca intelligentibus...

Naturalmente questo non significa in alcun modo buttare il proverbiale bambino assieme all'acqua sporca (quest'ultima fa la parte di quei "rami secchi" di cui parlava anche il grande Gian-Carlo Rota): la teoria delle categorie, ad esempio, rimane imprescindibile per gettare finalmente luce sui fondamenti della matematica. Imprescindibile, però, solo per chi di tale settore si occupa: non certo per "tutti" i teorici e gli applicativi.