venerdì 1 aprile 2011

Sani per forza?

Nel pochissimo tempo libero, invece di scrivere sul mio blog (con vostro grande sollievo), sto riordinando la mia modestissima collezione filmica su VHS e DVD, grazie anche ad un paio di aggeggi tecnologici di risulta che mi sono stati regalati, con l'intesa che avrei potuto tenerli se fossi riuscito a ripararli.
Per inciso, ammetto che - pur lavorando in un settore di frontiera, fors'anche bleeding edge, delle alte tecnologie industriali - come privato cittadino sono tutt'altro che fanatico della tecnologia applicata, e anzi sovente la rifuggo.

Sia come sia, il risultato netto è che sto facendo una scorpacciata di film in bianco e nero e a colori, dagli anni Sessanta a oggi.

Con queste poche righe voglio solo lanciare il mio sassolino nello stagno: rivedere "Il laureato" e tutti quegli sceneggiati RAI - da "Un certo Harry Brent" a "I miserabili", da "A come Andromeda" a "Ho incontrato un'ombra" - in cui uomini e donne fumano allegramente, sfacciatamente, continuamente in casa come nei locali pubblici, sigarette e sigari (ma chi ricorda le Gitanes senza filtro? E le More? Esistono ancora?) mi dà un profondo senso di nostalgica tristezza per le libertà perdute a causa dei diktat salutistici.

Badate bene: non lo dico da ex fumatore di quaranta sigarette al giorno. Ex ma giammai "pentito", ché - al di là della connotazione ormai intollerabilmente urticante del termine, dovuta agli abusi da parte degli scribacchini di cronache giudiziarie - il solo gesto di fumare ha un importante valore socioantropologico e psicologico, per quanti danni possa fare il tabacco all'organismo. Dunque, poiché - scrive il Vate - né pentére e volere insieme puossi/per la contradizion che nol consente, "pentito" jamais, ma semplicemente ex fumatore che si è autoimposto, da anni, di limitare la propria esperienza di fumo a qualche occasionale sigaro postconviviale.

Lo dico invece da autentico, irriducibile liberale: e anche da ex fumatore gentiluomo, che fin da tempi non sospetti mai si è permesso di fumare in presenza di donne incinte e bambini, persone anziane, ammalati.

Certe leggi servono forse, nelle intenzioni, ad inculcare il buonsenso in chi non lo possiede: ma è il loro portato illiberale che va contestato, in linea di principio. Fatto salvo che il fumo fa male, ovviamente, ed è causa di dolorosissimi lutti prematuri e di grandi costi sociali: ma il vero problema è il dirigismo, non il tabagismo. IMNSHO.